mercoledì 9 dicembre 2015

PRESTO IL NUOVO SITO SOSTITUIRA' IL BLOG


potrete seguirci all'indirizzo www.grandbaobab.org


PS: attualmente il nuovo sito è in allestimento

sabato 26 settembre 2015

SVILUPPO SOSTENIBILE, SFIDA AFRICANA

“Non vogliamo traguardi fasulli che festeggino il Pil e ignorino le realtà drammatiche dell’emigrazione; come africani e cittadini del mondo, vogliamo uno sviluppo umano integrale, che non si limiti a uno stipendio o a un po’ di soldi in tasca”: padre Aniedi Okure, direttore della rete Africa Faith and Justice Network (Afjn), parla con la MISNA mentre l’Assemblea generale dell’Onu si prepara ad approvare 17 nuovi Obiettivi "sostenibili" da raggiungere entro il 2030.
Originario della Nigeria, animatore di un’associazione che si batte per relazioni internazionali responsabili, in particolare nei confronti dell’Africa, padre Aniedi pone anzitutto un problema di metodologia. “Gli Obiettivi di sviluppo del millennio che dovevano essere raggiunti entro quest’anno – sottolinea – sono stati viziati da sistemi di misurazione troppo condizionati dalle statistiche ufficiali e dunque fuorvianti: per capirci, se il prezzo del petrolio aumenta e con esso cresce pure il Pil non è detto che i contadini nigeriani stiano meglio di prima!”.
Secondo uno studio presentato dall’Onu nel luglio scorso, tra il 2000 e il 2015 il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema (con meno dell’equivalente di un dollaro e 25 centesimi al giorno) è diminuito da un miliardo e 900 milioni a 836 milioni. Nello stesso arco di tempo si sarebbero ridotti del 40% i contagi da hiv e si sarebbero dimezzati i decessi provocati dalla malaria. Ma questi dati, soprattutto se rielaborazioni di statistiche governative e se riferiti all’Africa, sarebbero solo parzialmente attendibili. Che si tratti di lotta alla povertà, istruzione, acqua, fognature, energia, giustizia o lavoro per tutti, gli impegni al centro della nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030. “In Africa petrolio e minerali arricchiscono solo le élites – denuncia padre Aniedi – mentre le multinazionali rubano le terre ai contadini e realizzano profitti puntando su colture come l’olio di palma, destinate unicamente all’esportazione”.
Al Palazzo di Vetro i rappresentanti di 193 paesi dovrebbero approvare 17 nuovi obiettivi, a loro volta suddivisi in 169 traguardi specifici. Impegni necessari, che si tratti di combattere la povertà, le disuguaglianze o i cambiamenti climatici. Ma che, sottolinea padre Aniedi, non potranno essere verificati solo scorrendo le statistiche ufficiali: “Sarà fondamentale vedere cosa accade nelle comunità locali e negli angoli d’Africa che i dati sul Pil hanno finora irrimediabilmente nascosto; perché sviluppo non può voler dire urbanizzazione forzata ma possibilità anche per chi vive nelle aree rurali di preservare stile di vita e dignità, senza dover partire”.

www.misna.org

mercoledì 15 luglio 2015




Le multinazionali vengono a Expo per nutrire loro stesse, non il pianeta


EXPO


Le multinazionali, che ci hanno portato malattie e malnutrizione attraverso i prodotti chimici e gli Ogm, attraverso il cibo-spazzatura e alimenti trasformati, hanno speso negli ultimi decenni grandi quantità di denaro per la pubblicità e per le pubbliche relazioni con un'azione di lobbying, volta a influenzare le politiche e ad affermare, in maniera del tutto falsa, che i loro prodotti sfamino il mondo.
Si sono accordate tra loro per brevettare i nostri semi, per influenzare la ricerca scientifica, per negare ai cittadini il diritto di essere informati, attraverso leggi sull'etichettatura degli Ogm. Le multinazionali che hanno distrutto i nostri terreni e la nostra salute ora saranno tutte ad Expo. Vogliamo fare una breve lista? Mc Donald's, Coca Cola, Monsanto, Syngenta, Nestlè, Eni, Dupont, Pioneer: bastano queste a rappresentarle tutte. Le multinazionali non nutrono il pianeta, come proclama lo slogan di Expo 2015. Lo affamano. La lista degli sponsor dell'esposizione universale parla da sola.
È coerente con tutto questo che per costruire Expo si sia occupato ancora suolo e si siano cementificati molti altri ettari di terra fertile. È sconfortante che per tanti l'esposizione mondiale sia l'occasione per far consumare più cibo. Ed è emblematico che sia stato dato un ruolo di primo piano a chi propone un cibo fatto da un'aggregazione di zuccheri e grassi, inadatto a nutrire le persone e dannoso per la nostra salute e soprattutto dei nostri figli. Cosa si può fare per impedire che Expo sia solo la passerella dell'agroindustria e di chi pensa che la strada per nutrire il pianeta sia solo scegliere la tecnologia più apparentemente innovativa o la molecola di sintesi più raffinata?
La risposta sembra scontata: portare altri contenuti dentro questo contenitore. Ad oggi la lista degli eventi, dei dibattiti, del luoghi di confronto in cui si costruisce una visione più ampia, inclusiva e democratica sembra ancora molto povera. Ma la cosa paradossale è che da Expo sono fuori non solo fisicamente ma anche culturalmente i contadini italiani, europei e del mondo intero, cioè coloro che producono il cibo per i cittadini e curano la Terra. Sono i piccoli agricoltori che producono il 70% del cibo consumato nel pianeta e che stanno resistendo all'attacco dell'agroindustria mondiale. Dobbiamo fare di tutto per difendere un modello agroalimentare, fondato sull'agricoltura familiare, come quello italiano, europeo e di molti altri paesi. Dobbiamo riaffermare l'orgoglio dei tanti piccoli agricoltori di tutto il mondo che hanno tenuto a costo di grandi difficoltà, i loro campi e che li coltivano con i metodi biologici ed ecologici. Dobbiamo cogliere l'occasione per incontrare persone che incrociano difficilmente i temi della difesa della biodiversità e che magari pensano che la questione del cibo sia solo un tema di quello che si riesce a mettere in tavola e non una questione centrale per ridefinire l'economia e la democrazia.
Se noi, i movimenti e le associazioni che hanno scelto di entrare dentro i cancelli di Expo, saremo capaci di aprire le porte al mondo, alle ragioni della Terra dalla quale può nascere un nuovo paradigma economico allora è possibile che Expo diventi un'occasione. L'occasione per passare dal modello "taglia e brucia" che è proprio dell'economia lineare estrattiva delle risorse al modello economico, politico e sociale circolare basato sulla restituzione. L'occasione per superare la linearità che produce scarti materiali (i rifiuti) e scarti sociali (i poveri, gli emarginati, i disperati) e arrivare finalmente alla chiusura del cerchio ecologico. Saremo presenti all'Expo per assicurare che non sia solo la voce delle multinazionali ad essere ascoltata. Noi vogliamo portare la voce dei semi e della terra, dei piccoli agricoltori e delle generazioni future. Aggiungere al dialogo le diversità.
Presenteremo il manifesto "Terra viva" il 2 maggio nel padiglione della società civilecon un invito a tutti i cittadini, per lavorare verso una nuova visione, un nuovo paradigma attraverso cui sconfiggere la fame e la malnutrizione, lavorando in armonia con la terra, non dichiarando guerra contro di lei.

martedì 2 giugno 2015

Baobab Running Cup: a Odolo si corre di sera



Sabato 20 giugno sarà a Odolo la 3^ tappa del Baobab Running Cup Tour.

E ci sono un po' di novità: questa volta non si correrà di domenica mattina, ma sabato sera. La partenza non più nel centro del paese ma dal piazzale dell'oratorio, in via S.Zeno 47. Anche il percorso è cambiato: qualche metro di dislivello in più per poter correre nel verde dei boschi. A tal proposito consigliamo scarpe adatte a percorsi sterrati, che in caso di maltempo potrebbero essere scivolosi.


Restano come sempre la voglia di stare insieme, di correre o camminare con l'Africa nel cuore, di dare una mano nella costruzione del centro ospedaliero di San.

Le iscrizioni aprono alle 17.00 e sarà possibile iscriversi fino a 15 minuti prima della partenza, che sarà alle ore 18.00. Ristoro al 5° km e all'arrivo, docce presso il campo sportivo dell'oratorio.


Per chi vorrà fermarsi, poi, alle ore 21 si cena con polenta e spiedo. La prenotazione (obbligatoria) è da farsi entro giovedì 18 giugno ai seguenti contatti:

0365 860657 Alba

333 2456346 Roberta

339 2529330 Alessandro



giovedì 14 maggio 2015

TUAREG ADERISCONO AD ACCORDI, MA A MENAKA SI COMBATTE




14 maggio 2015 - I gruppi ribelli, prevalentemente tuareg, del Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (Cma) hanno aderito agli accordi di pace di Algeri, la cui firma ufficiale è prevista domani. Allo stesso tempo, tuttavia, hanno ribadito di non sentirsi vincolati a quest’ultima data.
“Siglare questo documento e firmare gli accordi definitivi sono atti giuridicamente distinti”, ha sostenuto Bilal ag Acherif, dirigente del Cma, ribadendo che la firma da parte dei movimenti che rappresenta non arriverà certamente domani.
Intanto la stampa maliana dà notizia di nuovi scontri nell’area di Menaka proprio tra i gruppi armati del Cma e alcune milizie filo-governative. Non è ancora stato fornito un bilancio degli scontri, che proseguono dal pomeriggio di ieri.
In relazione a questi eventi il governo del Mali ha denunciato “le violazioni del cessate il fuoco”. Le truppe nazionali, si legge inoltre nel comunicato delle autorità, “si trovano attualmente di stanza a Menaka e se fossero attaccate (…) ne trarrebbero tutte le conseguenze”.

fonte: www.misna.org

lunedì 27 aprile 2015

Togunà ...cose d'Africa - Serata africana, cucina e musica.



Sarà sabato 9 maggio a Padergnone (Rodengo Saiano) la serata africana del festival Togunà.
Alle ore 20 la cena, con  cous-cous cucinato alla senegalese, mentre alle 21 inizieranno le danze sul ritmo delle percussioni dei djembé.
Chi volesse partecipare alla cena (costo 5 euro) è pregato di prenotare entro domenica 3 maggio a Silvia (345.7632316), Roberta (333.2456346), Donato (347.4950664) o a gruppoafrica.mali@gmail.com.
Il resto della serata è a ingresso libero e gratuito.


lunedì 20 aprile 2015

Classifica della Baobab Running Cup di domenica 19/04/2015



CATEGORIA BABY
1. Venturini Federico
2. Gallesi Luca
3. Bontempi Francesca
4. Gerardini Anna
5. Dall'era Sofia
6. Rigosa Federico

LEPROTTI
1. Zipponi Adam
2. Chiari Alessandro
3. Bontempi Matteo

JUNIORES
1. Prandelli Davide
2. Consolati Davide
3. Sgrelli Alessandro

ADULTI: DONNE
1. Pelizzari Alessandra
2. Uboldi Silvana
3. Zanola Michela

ADULTI: UOMINI
1. Bonomi Davide
2. Consolati Cristiano
3. Gianpietro Ferrari

domenica 5 aprile 2015


Il Baobab Running Cup Tour approda a Padergnone e si fa in tre





Tre eventi per la tappa di Padergnone (Rodengo Saiano).

Domenica 12 aprile ore 17.00 
Music for Africa - 80 battiti al secondo. Concerto del gruppo di giovani castenedolesi "The Gleemmers", cover rock, pop e altro; a seguire dj set, presso il bar Colibrì, via Brescia 19 Rodengo Saiano.

Sabato 18 aprile ore 14.00 
Caccia al Baobab. Gioco per i ragazzi dalla 1^ alla 3^ media che si svolgerà per le strade del paese. Ritrovo presso l'oratorio.

Domenica 19 aprile ore 9.00
Baobab Running Cup. Corsa non competitiva 10 km e passeggiata 4 km. Iscrizioni dalle 8.00 alle 8.45, presso l'oratorio, via Franzine 1 Padergnone di Rodengo Saiano. A seguire pranzo insieme (prenotazioni al numero 333.9141043 entro mercoledì 15).

Il ricavato della manifestazione sarà destinato alla costruzione del centro ospedaliero di San.

mercoledì 1 aprile 2015

Rinviata in data da destinarsi la proiezione del film in programma a Odolo per martedì 7.


Ci scusiamo per l'imprevisto, vi comunicheremo la nuova data non appena possibile.

martedì 24 marzo 2015

Continuano gli appuntamenti di 

"Togunà ...cose d'Africa".


Siete tutti invitati, martedì 7 aprile alle ore 20.30 presso l'auditorium della biblioteca di Odolo, per la proiezione del film "Tsotsi", vincitore dell'Oscar al miglior film straniero nel 2006. 

Una storia africana, che non ha la pretesa di raccontare l'Africa, ma che può fare riflettere molto su di essa.

A seguire, per chi vorrà, ci sarà la possibilità di fermarsi per un breve scambio di idee riguardo alle tematiche emerse dalla visione del film.

L'ingresso è libero e gratuito. 

giovedì 12 marzo 2015

APPUNTAMENTO CON IL FESTIVAL AFRICANO TOGUNÀ, COSE D'AFRICA A ODOLO IL GIORNO 7 APRILE CON LA PROIEZIONE DI UN FILM...

domenica 8 marzo 2015

Togunà: cose d'Africa. Incontro su Populorum Progressio



L'incontro di venerdì 6 marzo a Castenedolo (il primo di tre iniziative all'interno del Festival africano Togunà: cose d'Africa) ha visto interventi di autorevoli relatori per aiutarci a rinnovare al nostro interno e verso il mondo i valori fondanti di quell'enciclica.


Il prof. Mario Taccolini, che ha cercato di inquadrare l’originalità del messaggio di papa Montini che, pur collocato in un momento storico travagliato e con una personalità tra il curiale e il bresciano, è riuscito a dare una visione dinamica e concreta dello sviluppo.



Padre Fausto Arici ha sottolineato la diversità del cammino dei popoli, l’urgenza della chiesa di ascoltare le angosce dell’uomo, l’importanza di una visione integrale dello sviluppo, la decisività della figura e della presenza di Cristo come fattore di riferimento per comprendere l’adeguatezza di questa integralità.



L'incontro è stato sapientemente coordinato dalla giornalista di Famiglia Cristiana, Annachiara Valle.



L'incontro ci consegna l’urgenza di accostare al nostro impegno concreto in Mali anche uno sforzo di riflessione critica: certo il pensare alcune volte risulta faticoso e quindi ci è facile dire che sono cose un po’ astratte, ma il pensare aiuta a dare equilibrio alle nostre scelte e comportamenti e aiuta a cogliere la novità del nostro modo di fare missione e di essere compagni di una chiesa, quella di San, che si è sempre caratterizzata per dinamicità e per lungimiranza.



POPULORUM PROGRESSIO a CASTENEDOLO

Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della chiesa [...]. Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev'essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo [...]. Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione.


sabato 14 febbraio 2015

TOGUNÀ: COSE D'AFRICA


Togunà: cose d'Africa

Tre appuntamenti per incontrare persone, temi, esperienze ed immagini d'Africa e per allargare gli orizzonti del nostro pensare e del nostro vivere.

PRIMO INCONTRO:

                                                     VENERDÌ 6 MARZO 
                                    h. 20.30 a Castenedolo nel teatro parrocchiale
              
 C'è sviluppo e sviluppo: le parole di Paolo VI nell'enciclica
                          POPULORUM PROGRESSIO

interverranno:

- Fra Fausto Arici, docente di Teologia morale sociale presso la Facoltà teologica      dell'Emilia Romagna e presso la Pontificia Università Angelicum
                   
  - Prof. Mario Taccolini, Ordinario di storia economica presso l'Università Cattolica e Presidente della Congrega della Carità Apostolica
           
   - Annachiara Valle, giornalista di Famiglia Cristiana








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venerdì 6 febbraio 2015

FATOUMATA, DAL MALI A PARIGI, SOGNANDO LO SPAZIO

6 febbraio 2015 - Dal Mali, terra dei suoi genitori, alla fisica spaziale, passando per le banlieue di Parigi. È il percorso di Fatoumata Kebe, dottoranda in astronomia all’università Pierre e Marie Curie e all’Osservatorio della capitale parigina.Fatoumata ha solo 29 anni ma questo non le ha impedito di ricevere già un premio dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni, destinato a progetti di promozione sociale attraverso le tecnologie digitali. Connected Eco, il progetto della giovane francese, utilizza apparecchiature alimentate ad energia solare e telefoni cellulari per analizzare le qualità e le necessità dei suoli e comunicarle agli agricoltori.La specializzazione di Fatoumata è però lo spazio, in particolare i rifiuti che l’esplorazione della galassia ha lasciato in orbita attorno alla terra. Mapparli, individuarne le orbite e creare un modello che permetta di prevederne i movimenti è l’argomento della sua tesi di dottorato. Un traguardo importante e ormai in vista, ma per cui questa ragazza ha dovuto affrontare difficoltà non solo accademiche.A pesare “agli occhi di certe persone”, ha ricordato in più di un’intervista, erano soprattutto due fattori: il suo essere di origine africana e l’essere nata alla periferia di Parigi, che la stampa spesso ha reso sinonimo di criminalità e degrado. Stereotipi che inizialmente colpivano la ragazza, ma che ora lei preferisce ignorare per concentrarsi sul suo lavoro. “C’era un professore in particolare che mi ostacolava” al momento del passaggio all’università, ha ricordato ad esempio, “ma ho ignorato la sua opinione perché sapevo che era fondata sul colore della mia pelle. Non mi importava di quel che poteva dire o pensare”.Sostegno pieno, invece, dai genitori, nonostante all’inizio la scelta dell’astronomia come ambito di studi sia sembrata quantomeno originale. È stata la stessa ragazza a ricordare per la rivista Jeune Afrique quale fu la loro unica domanda una volta conosciute le sue intenzioni: “A cosa serve?”. È proprio grazie al padre, però, che Fatoumata ha sviluppato almeno indirettamente la passione per le stelle. Le bastò vedere – ha raccontato in un’altra occasione – una foto del cielo notturno su un libro che le era stato regalato proprio dal padre “per scegliere questa professione” fin da bambina. Ora, vorrebbe che lo stesso interesse nascesse anche in altri giovani: per loro ha creato l’associazione Éphémérides, con cui organizza visite guidate all’Osservatorio di Parigi.

mercoledì 14 gennaio 2015

28 Dicembre 2014 - 5 Gennaio 2015

IMPRESSIONI DAL VIAGGIO IN MALI NELLA DIOCESI DI SAN

E'arrivato il momento, la domenica dopo il Natale si parte per il viaggio del quale da un pò di tempo parliamo organizzandoci  e aspettando il giorno. E' il cosidetto viaggio degli adulti del gruppo Africa, alcuni ci sono già stati e magari, presuntuosi, si credono esperti, altri più timorosi. Certo e' bello mettersi insieme, 3 comunità che divengono una sola. Siamo in 14, alcuni hanno rinunciato e altri siamo sicuri che sarebbero venuti. Questa volta ci si e' messo anche l'ebola. Chi va sa che chi ci attende ha valutato la situazione e che sarà un'esperienza di vita.
Malpensa- Bamako (capitale del Mali) passando per Tunisi e con fermata ricreativa(!) a Abidjan che fa perdere almeno 2 ore. Si arriva a notte fonda all'aeroporto di Bamako, la notte e' fresca anche se nulla a che fare con la neve del giorno prima in Italia (poi di pomerriggio si arriva a 30 gradi).
Controllo preventivo febbre  e impronte digitali. Si vedono gli avvisi e le semplici istruzioni  per ridurre il rischio di contagio dell'ebola. Non saranno queste che fermeranno il virus, ma per tutto il paese, anche lontano dalle città, si vedranno i serbatoietti dell'acqua con il disinfettante e l'invito a lavarsi accuratamente. E'un segno di consapevolezza e di diffusione della stessa che è incoraggiante. A una messa cui avremmo assistito in seguito notiamo che  non ci si scambia il segno della pace con la stretta di mano.
Si deve compilare il modulo da consegnare col passaporto, chi e' più attento nota che sul retro vi è la "pubblicità" della previdenza complementare! Da un lato ci si stupisce, se si pensa alla realtà in cui stiamo per entrare: quanti lavorano regolarmente? chi di questi ha la previdenza? I pensionati esistono?  Dall'altro è un segno positivo, esiste la questione e questo è bene. Anche in Italia molti non sanno cosa sia.
Si esce e si comincia il contatto con un mondo che deve sfruttare ogni minima occasione, i ragazzi si offrono di portare i bagagli. Ritroviamo ad attenderci i ns angeli custodi e amici: Padre Florent, Padre Oscar (che sono stati anche da noi, nelle ns comunità) e Padre Alexandre. C'è anche la ns Elisa che ha fatto un viaggio per mezza Africa per essere dei ns con tutti i problemi di visti e permessi, ma c'è l'ha fatta.
Si deve fare il viaggio su un pulmino per oltre 500 Km. Prima di partire una sosta in un'albergo alla periferia di Bamako, la categoria è indefinibile ma si comincia a vedere, a rivedere le strade (!), le case(!) la gente(!) i negozi(!). Chi ci è già stato ricorda l'effetto della prima volta(incredulo) e quello di stavolta(meno incredulo e con più accettazione) e pensa già a quello che vedrà. Qualcuno con un pò di presunzione e preoccupazione si chiede se l'abitudine a certe situazioni non induca appunto ad abituarsi e accettarle così. E chi ci vive? Comincia a farsi strada la consapevolezza che bisogna uscire, guardare, vedere,istruirsi per non restare fissi nel proprio stato. Anche noi... leve toi et marche!
 La strada dalla capitale a Segou, capoluogo della regione in cui si trova la diocesi di SAN è molto migliorata, addirittura ci sono lunghi tratti senza buche e con la segnaletica orizzontale. Dicono che si sia di mezzo lo zampino dei cinesi. Molte terre d'Africa sono state acquistate da compagnie straniere, a volte sottocosto!
Sulla strada si vedono le immagini di vita, di commercio, di espedienti che è impossibile descrivere, bisogna esserci.
Sosta a Segou, pranzo presso un centro di formazione in cui vive e lavora la sorella di Padre Manuel che è stato molto presso di noi. Si prosegue per SAN, la strada e' più accidentata e si arriva la sera.
Si va dal ns amico Vescovo Jean Gabriel, ci si saluta, abbraccia e come al solito l'accoglienza è calorosa. Si viene incoraggiati a sentirsi a casa propria e alla fine della ns permanenza, prima di salutarci qualcuno ha espresso proprio la sensazione di essersi sentito a casa propria. Un'altra esortazione del vescovo: aprite gli occhi, aprite le orecchie, sentite e vedete con la testa e con il cuore. Vi è l'esortazione alla conoscenza reciproca, all'amicizia, al rispetto. Le altre cose seguono, anche la solidarietà.
Il giorno dopo comincia una lunga serie di visite che si sono svolte per tutta la settimana, con spostamenti sul ns pulmino con condizionamento ad aria arricchita di polvere; soste e visite in centri di formazione e istruzione, centri di sperimentazione  o sviluppo agricolo e di autosostentamento, all'orfanatrofio nonchè anche in 3 seminari.
Ovviamente una parte importante assume la visita al centro di maternità che le ns comunità stanno finanziando e che è in fase di ultimazione per la parte strutturale e impiantistica, l'incontro con i medici che vi andranno a operare e con il ns padre Manuel che coordina la caritas locale e i progetti da questa promossi  e i rapporti con le organizzazioni esterne.
Diventa lungo elencare i luoghi visti e difficile  trasmetterne le peculiarità, ma qualche impressione finale si può sinteticamente riportare.
Abbiamo visto progetti ambiziosi che si sono dovuti ridimensionare, risorse spese bene e altre meno, la consapevolezza che il cammino sarà lungo e che ci vuole molta tenacia e pazienza, le cose durature necessitano di tempo. Ad esempio nel centro agricolo di Zoura, dove si fa formazione agricola, Padre Manuel ci ha illustrato il metodo che lì si adotta per favorire la sufficienza alimentare.
E lì si è sentito che si vuole superare il modo "africano" di organizzare o non organizzare le risorse e il tempo.
Non affrontare le emergenze agricole e basta e attendere gli aiuti ma anticiparle, cercare il modo migliore di coltivare, le sementi adatte, verificare i risultati e adottare i metodi  che hanno dato quelli migliori, sfruttare e seminare gli orti dopo la stagione delle piogge, allevare gli animali in recinti e non allo stato brado ecc.. Loro stessi dicevano: in Africa spesso si fanno le cose a caso e non si cerca una maniera migliore.
Ma sappiamo bene che è difficile modificare la testa (anche per noi è così) e non basta pontificare e dire cosa fare. Tempo perso. Allora con tenacia e tempo, e con l'aiuto di chi viene al centro a formarsi, si realizzano queste piccole "rivoluzioni". La gente se vede che i risultati sono migliori e si ottengono risorse alimentari,  comincia a pensarci e fare.
E il metodo africano a caso (nel senso detto sopra non per altro) si cerca di superarlo con tutte le iniziative della Caritas coordinate dal Padre Manuel ma nel rispetto delle condizioni del luogo. Abbiamo visto gli uffici in cui si registrano e si tengono contabilità e documenti dei vari campi di intervento: emergenze alimentari, istruzione, formazione agricola e meccanica, cambiamenti climatici, contrasto alla desertificazione, soccorso agli sfollati ecc.. La comunità cristiana a SAN ha ottenuto un notevole rispetto e peso per le iniziative messe in campo, tanto che anche la definizione di liti, tramite una specie di giudice di pace, svolta dalla caritas viene accettata e auspicata da parte delle istituzioni locali come anche la definizione delle proprietà, tramite una formalizzazione di una specie di catasto scritto e non più orale.
A fianco della Caritas c'è la prefettura che è l'istituzione dello stato per eccellenza. Siamo stati accolti anche lì a conferma della stima che si è meritata la comunità cristiana. In città la stragrande maggioranza della popolazione è mussulmana. E`stato fatto un discorso dal prefetto improntato al reciproco rispetto e assolutamente scevro da qualsiasi problema di convivenza. Probabilmente il prefetto è mussulmano. Colpisce la differenza dei rapporti dove c'è la vera convivenza vissuta e le notizie di questi giorni sui fatti di Parigi o della Nigeria.
Quando si viaggia nelle distese della savana per raggiungere una delle nostre mete si vede la vita delle campagne che sembra immutabile nei giorni e negli anni, le mandrie di mucche o capre guardate da pastori, le donne o i bambini che cercano legna o acqua, le donne che pestano il miglio nei mortai. Sembra che il giorno e tutti i giorni debbano passare uguali per queste attività. Probabilmente per molti sarà così, ma si vedono anche scuole e parabole e telefonini.
Le scuole sono la base per lo sviluppo e di questo si sente che è una questione importante. Si ha l'impressione che chi può cerca di mandare a scuola i figli. L'istruzione è una delle principali attività in cui è impegnata la diocesi guidata dal Vescovo Jean Gabriel.
Parabole e telefonini anche dove non c' è energia elettrica sono positivi. Dove non ci sono possibilità di trasporti sono forse più importanti e le parabole o le antenne sono un mezzo affinchè si possa vedere un mondo diverso e, perchè no, avere anche informazioni da più fonti.
 Anche nei villaggi ci si vuole divertire, il giorno di capodanno i festeggiamenti sono come da noi e forse meglio. Il 1 gennaio in un villaggio (case di mattoni cotti al sole e tetti di paglia e lamiera) dei ragazzi stavano smontando l'impianto Hi Fi costituito da batterie di automobile caricate da pannelli solari con le quali alimentavano un lettore CD o la radio per sentire la musica.
Viene anche il giorno della visita al centro di maternità per il quale da un pò di tempo il ns gruppo rompe un pò le ns comunità per la raccolta fondi. La prima pietra è stata posata in maggio e adesso mancano ancora pavimenti, serramenti e impianti.  E`un progetto nato dalla richiesta locale e realizzato da imprese locali  secondo le esigenze lì studiate. Per ragioni igieniche avrà i vetri alle finestre (cosa rara in quei posti) e, necessariamente, l'impianto di climatizzazione. La struttura tiene conto della esigenza di ridurre l'irraggiamento solare sulle stanze con un'atrio di ingresso e corridoi sul perimetro con pareti con aperture  a vespaio per la circolazione d'aria. Il programma prevede le finiture concluse per gennaio, ragionevolmente si andrà a febbraio.
Le fotografie non rendono l'idea, ma possiamo dire che si tratta di un buon lavoro. Abbiamo poi incontrato i medici che attualmente lavorano in ambulatori ricavati, probabilmente, in locali recuperati. Ci hanno mostrato una presentazione in power point delle motivazioni del progetto dell'ospedale che utilizzeranno per incontrare varie istituzioni, interne e estere, per la raccolta dei finaziamenti. L' organizzazione mondiale della sanità prevederebbe come std la presenza di 32 operatori sanitari specializzati e 63 posti letto per un certo numero di abitanti mentre in Mali se ne contano solo 2 e 3 rispettivamente! Come anche sarebbe previsto un presidio ospedaliero ogni 250.000 abitanti; la provincia di SAN ha 800.000 abitanti e nessun ospedale. Potremmo aver sbagliato un pò i numeri ma la proporzione è quella.Si è parlato del sistema sanitario e di quello che vuol dire questo progetto per la popolazione della provincia che lo attende con impazienza.                                                                                                                 
Il centro maternità è il primo nucleo di un ospedale vero e proprio di cui ci hanno fornito i dati sui costi previsti. Da un lato è stato un colpo sentendo l'impegno finanziario necessario ma dall'altro ci si è resi conto, con una punta di orgoglio, che il centro maternità è considerato, oltre che prioritario come sequenza di attivazione, anche il segno concreto della realizzabilità e quindi fattore fondamentale per ottenere i finanziamenti. Si attiveranno le richieste presso le istituzioni ma anche presso le caritas tedesca e spagnola oltre che con una fondazione già attiva e collegata alla caritas di SAN.
Ovviamente anche la piccola maternità non funziona solo con la struttura ma servono attrezzature, medici, infermieri oltre che acqua e energia elettrica. Medici e infermieri ci sono, come anche la possibilità di portare acqua e energia elettrica e anche l'organizzazione per i materiali di consumo.
 La mattina successiva il medico ci ha portato il preventivo per le attrezzature del reparto. In fin dei conti è una cifra abbordabile. Vedremo, ma il passo è fatto e quindi... (Discutendo al ritorno, si viene a sapere che poi è il caso di pensare all'alloggio delle suore infermiere. In effetti, prima di un secondo blocco bisogna che funzioni il primo e l'alloggio per le infermiere, come la corrente e l'acqua servono per il primo e per gli altri blocchi).
Anche i medicinali che abbiamo portato sono stati valutati utili e adeguati. Il medico è venuto con un'altra persona che lavora a Segou. Nell'attesa di riunirsi, questa persona ha voluto chiedere se poteva fare una domanda indiscreta con un certo imbarazzo (bisogna tener conto anche della diversità di lingua). Ci ha chiesto perchè facevamo quello che facevamo (si riferiva al sostegno per l'ospedale); alcuni, là, si stupivano e nel sentimento di altri gli occidentali non sono visti come "gentils". Gentili va inteso in senso largo. Ognuno qui può dare la risposta che pensa buona per lui e molte possono essere le motivazioni. Non dirò qui quello che si è detto ma alla fine ci ha detto semplicemente grazie, ma era lo sguardo che esprimeva il suo animo. Sapeva che dare è in realtà ricevere.
E'arrivata alla fine la sera dei saluti, avremmo poi cominciato una lunga marcia(!) di avvicinamento per il volo di ritorno. Alla casa del vescovo, ci siamo scambiati dei doni reciproci e sono nate alcune considerazioni. Una amica del gruppo ha voluto presentare un lavoro fatto dai bambini a scuola in occasione del 25^ anniversario della firma della dichiarazione dei diritti dei bambini. I bambini della ns scuola avevano fatto il disegno di un grande albero cui un pò alla volta sono stati appesi i diritti che i ns bambini pensano fondamentali. Tutti i bambini del mondo dovrebbero avere gli stessi diritti. Fatto tutto il lavoro il vescovo ha fatto una battuta che però fa pensare. Non tutti i bambini hanno gli stessi diritti, esprimendo un paradosso, per voler far notare che ci sono diritti che noi diamo per scontati ma in alcune parti del mondo non è così: sul ns albero ad esempio nessuno aveva scritto il diritto all'acqua!
Prima di lasciarsi e chiedere la strada (qui non ci azzardiamo a dare spiegazioni), i rappresentanti dei gruppi oltre a esprimere il riconoscimento per la reciproca amicizia, hanno chiesto scusa per qualsiasi cosa potesse essere accaduta e gli altri hanno replicato sulla medesima lunghezza d'onda. E`un momento che dona serenità e leggerezza d'animo.
Dovremmo imparare anche noi questo modo africano.
Due giorni di viaggio dal sabato mattina per arrivare all'aeroporto di Bamako e salutare la Elisa che deve partire prima di noi per il Congo. Fermata a Segou per cena il sabato sera e pernottamento. Ripartenza la mattina dopo qualche imprevisto (forature degli pneumatici). Arrivo a Bamako dove la città sembra un formicaio.
Alla periferia ci fermiamo per il solito posto di blocco, proprio alla ns sinistra un campo di sfollati probabilmente dal nord dopo la guerra civile del 2012. Lungo le strade scene di miseria peggiore di quella delle campagne, nelle campagne si potrebbe chiamare povertà, qui è miseria. Si nota un grande cartellone pubblicitario dove insieme alla ragazza si vedono un lavandino tipo Ideal Standard super lucido. A noi, dopo 8 giorni, sembra un miraggio, per quelli per strada ....
Facciamo il solito blitz all'artigianato per comprare degli oggetti da portare a casa. Ci sono anche cose belle. E'indescrivibile il caos. E'una filosofia il modo di vendere e comprare senza prezzi definiti. Alla fine, dopo lo spaesamento iniziale,  è forse bello gustarsi il modo di trattare con i commercianti senza farsi tanti problemi se abbiamo fatto un'affare o se abbiamo preso una fregatura. Dobbiamo però fare in fretta, l'aereo della Elisa non aspetta.
E'presto per noi, ci accompagnano al seminario maggiore di Bamako dove passiamo una piacevole serata, ci offrono la cena, una messa nella cappella del seminario e, dopo, i vespri con i seminaristi che sono rientrati proprio in giornata per la ripresa delle lezioni dopo le vacanze di Natale. Si parla un pò per aspettare la lunga notte in aeroporto, c'è tempo anche per una birra o una bibita in un locale.
Solita trafila per l'imbarco e comincia il ritorno.
Si arriva a Malpensa e poi ritorno a casa per la solita vita immutabile nei giorni e negli anni... o forse no ...?
Marco, Nicoletta, Oriana, Walter, Luciana, Samuele, Andrea,  Annalisa, Rosanna, Antonietta, Maurizio, Cinzia, Donato, Don Duilio, Elisa.
Jean Gabriel, Manuel,Oscar, Florent, Alexandre, Chantal, Natalie, Paul, Alexandre, Patrice...