mercoledì 9 dicembre 2015

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PS: attualmente il nuovo sito è in allestimento

sabato 26 settembre 2015

SVILUPPO SOSTENIBILE, SFIDA AFRICANA

“Non vogliamo traguardi fasulli che festeggino il Pil e ignorino le realtà drammatiche dell’emigrazione; come africani e cittadini del mondo, vogliamo uno sviluppo umano integrale, che non si limiti a uno stipendio o a un po’ di soldi in tasca”: padre Aniedi Okure, direttore della rete Africa Faith and Justice Network (Afjn), parla con la MISNA mentre l’Assemblea generale dell’Onu si prepara ad approvare 17 nuovi Obiettivi "sostenibili" da raggiungere entro il 2030.
Originario della Nigeria, animatore di un’associazione che si batte per relazioni internazionali responsabili, in particolare nei confronti dell’Africa, padre Aniedi pone anzitutto un problema di metodologia. “Gli Obiettivi di sviluppo del millennio che dovevano essere raggiunti entro quest’anno – sottolinea – sono stati viziati da sistemi di misurazione troppo condizionati dalle statistiche ufficiali e dunque fuorvianti: per capirci, se il prezzo del petrolio aumenta e con esso cresce pure il Pil non è detto che i contadini nigeriani stiano meglio di prima!”.
Secondo uno studio presentato dall’Onu nel luglio scorso, tra il 2000 e il 2015 il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema (con meno dell’equivalente di un dollaro e 25 centesimi al giorno) è diminuito da un miliardo e 900 milioni a 836 milioni. Nello stesso arco di tempo si sarebbero ridotti del 40% i contagi da hiv e si sarebbero dimezzati i decessi provocati dalla malaria. Ma questi dati, soprattutto se rielaborazioni di statistiche governative e se riferiti all’Africa, sarebbero solo parzialmente attendibili. Che si tratti di lotta alla povertà, istruzione, acqua, fognature, energia, giustizia o lavoro per tutti, gli impegni al centro della nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030. “In Africa petrolio e minerali arricchiscono solo le élites – denuncia padre Aniedi – mentre le multinazionali rubano le terre ai contadini e realizzano profitti puntando su colture come l’olio di palma, destinate unicamente all’esportazione”.
Al Palazzo di Vetro i rappresentanti di 193 paesi dovrebbero approvare 17 nuovi obiettivi, a loro volta suddivisi in 169 traguardi specifici. Impegni necessari, che si tratti di combattere la povertà, le disuguaglianze o i cambiamenti climatici. Ma che, sottolinea padre Aniedi, non potranno essere verificati solo scorrendo le statistiche ufficiali: “Sarà fondamentale vedere cosa accade nelle comunità locali e negli angoli d’Africa che i dati sul Pil hanno finora irrimediabilmente nascosto; perché sviluppo non può voler dire urbanizzazione forzata ma possibilità anche per chi vive nelle aree rurali di preservare stile di vita e dignità, senza dover partire”.

www.misna.org

mercoledì 15 luglio 2015




Le multinazionali vengono a Expo per nutrire loro stesse, non il pianeta


EXPO


Le multinazionali, che ci hanno portato malattie e malnutrizione attraverso i prodotti chimici e gli Ogm, attraverso il cibo-spazzatura e alimenti trasformati, hanno speso negli ultimi decenni grandi quantità di denaro per la pubblicità e per le pubbliche relazioni con un'azione di lobbying, volta a influenzare le politiche e ad affermare, in maniera del tutto falsa, che i loro prodotti sfamino il mondo.
Si sono accordate tra loro per brevettare i nostri semi, per influenzare la ricerca scientifica, per negare ai cittadini il diritto di essere informati, attraverso leggi sull'etichettatura degli Ogm. Le multinazionali che hanno distrutto i nostri terreni e la nostra salute ora saranno tutte ad Expo. Vogliamo fare una breve lista? Mc Donald's, Coca Cola, Monsanto, Syngenta, Nestlè, Eni, Dupont, Pioneer: bastano queste a rappresentarle tutte. Le multinazionali non nutrono il pianeta, come proclama lo slogan di Expo 2015. Lo affamano. La lista degli sponsor dell'esposizione universale parla da sola.
È coerente con tutto questo che per costruire Expo si sia occupato ancora suolo e si siano cementificati molti altri ettari di terra fertile. È sconfortante che per tanti l'esposizione mondiale sia l'occasione per far consumare più cibo. Ed è emblematico che sia stato dato un ruolo di primo piano a chi propone un cibo fatto da un'aggregazione di zuccheri e grassi, inadatto a nutrire le persone e dannoso per la nostra salute e soprattutto dei nostri figli. Cosa si può fare per impedire che Expo sia solo la passerella dell'agroindustria e di chi pensa che la strada per nutrire il pianeta sia solo scegliere la tecnologia più apparentemente innovativa o la molecola di sintesi più raffinata?
La risposta sembra scontata: portare altri contenuti dentro questo contenitore. Ad oggi la lista degli eventi, dei dibattiti, del luoghi di confronto in cui si costruisce una visione più ampia, inclusiva e democratica sembra ancora molto povera. Ma la cosa paradossale è che da Expo sono fuori non solo fisicamente ma anche culturalmente i contadini italiani, europei e del mondo intero, cioè coloro che producono il cibo per i cittadini e curano la Terra. Sono i piccoli agricoltori che producono il 70% del cibo consumato nel pianeta e che stanno resistendo all'attacco dell'agroindustria mondiale. Dobbiamo fare di tutto per difendere un modello agroalimentare, fondato sull'agricoltura familiare, come quello italiano, europeo e di molti altri paesi. Dobbiamo riaffermare l'orgoglio dei tanti piccoli agricoltori di tutto il mondo che hanno tenuto a costo di grandi difficoltà, i loro campi e che li coltivano con i metodi biologici ed ecologici. Dobbiamo cogliere l'occasione per incontrare persone che incrociano difficilmente i temi della difesa della biodiversità e che magari pensano che la questione del cibo sia solo un tema di quello che si riesce a mettere in tavola e non una questione centrale per ridefinire l'economia e la democrazia.
Se noi, i movimenti e le associazioni che hanno scelto di entrare dentro i cancelli di Expo, saremo capaci di aprire le porte al mondo, alle ragioni della Terra dalla quale può nascere un nuovo paradigma economico allora è possibile che Expo diventi un'occasione. L'occasione per passare dal modello "taglia e brucia" che è proprio dell'economia lineare estrattiva delle risorse al modello economico, politico e sociale circolare basato sulla restituzione. L'occasione per superare la linearità che produce scarti materiali (i rifiuti) e scarti sociali (i poveri, gli emarginati, i disperati) e arrivare finalmente alla chiusura del cerchio ecologico. Saremo presenti all'Expo per assicurare che non sia solo la voce delle multinazionali ad essere ascoltata. Noi vogliamo portare la voce dei semi e della terra, dei piccoli agricoltori e delle generazioni future. Aggiungere al dialogo le diversità.
Presenteremo il manifesto "Terra viva" il 2 maggio nel padiglione della società civilecon un invito a tutti i cittadini, per lavorare verso una nuova visione, un nuovo paradigma attraverso cui sconfiggere la fame e la malnutrizione, lavorando in armonia con la terra, non dichiarando guerra contro di lei.

martedì 2 giugno 2015

Baobab Running Cup: a Odolo si corre di sera



Sabato 20 giugno sarà a Odolo la 3^ tappa del Baobab Running Cup Tour.

E ci sono un po' di novità: questa volta non si correrà di domenica mattina, ma sabato sera. La partenza non più nel centro del paese ma dal piazzale dell'oratorio, in via S.Zeno 47. Anche il percorso è cambiato: qualche metro di dislivello in più per poter correre nel verde dei boschi. A tal proposito consigliamo scarpe adatte a percorsi sterrati, che in caso di maltempo potrebbero essere scivolosi.


Restano come sempre la voglia di stare insieme, di correre o camminare con l'Africa nel cuore, di dare una mano nella costruzione del centro ospedaliero di San.

Le iscrizioni aprono alle 17.00 e sarà possibile iscriversi fino a 15 minuti prima della partenza, che sarà alle ore 18.00. Ristoro al 5° km e all'arrivo, docce presso il campo sportivo dell'oratorio.


Per chi vorrà fermarsi, poi, alle ore 21 si cena con polenta e spiedo. La prenotazione (obbligatoria) è da farsi entro giovedì 18 giugno ai seguenti contatti:

0365 860657 Alba

333 2456346 Roberta

339 2529330 Alessandro



giovedì 14 maggio 2015

TUAREG ADERISCONO AD ACCORDI, MA A MENAKA SI COMBATTE




14 maggio 2015 - I gruppi ribelli, prevalentemente tuareg, del Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (Cma) hanno aderito agli accordi di pace di Algeri, la cui firma ufficiale è prevista domani. Allo stesso tempo, tuttavia, hanno ribadito di non sentirsi vincolati a quest’ultima data.
“Siglare questo documento e firmare gli accordi definitivi sono atti giuridicamente distinti”, ha sostenuto Bilal ag Acherif, dirigente del Cma, ribadendo che la firma da parte dei movimenti che rappresenta non arriverà certamente domani.
Intanto la stampa maliana dà notizia di nuovi scontri nell’area di Menaka proprio tra i gruppi armati del Cma e alcune milizie filo-governative. Non è ancora stato fornito un bilancio degli scontri, che proseguono dal pomeriggio di ieri.
In relazione a questi eventi il governo del Mali ha denunciato “le violazioni del cessate il fuoco”. Le truppe nazionali, si legge inoltre nel comunicato delle autorità, “si trovano attualmente di stanza a Menaka e se fossero attaccate (…) ne trarrebbero tutte le conseguenze”.

fonte: www.misna.org